Tante persone che incontro mi confessano di voler abbandonare l'(ex) Belpaese.
Tutti sono stanchi, oppressi dalla burocrazia, privi di una idea e della percezione di futuro, incastrati in un paese che pare loro vecchio e immobile. Tutto vero.
Ma poi noto che quando si inizia ad approfondire chiedendo loro che vorrebbero fare all'estero, come intendano muoversi le idee diventano poche e confuse.
Chiariamo subito che andare all'estero non è affatto semplice e richiede pianificazione, pazienza e soprattutto spalle coperte. Dipende poi cosa si va a fare, se si va da soli o con famiglia e dove si intende andare.
Sorvolando per ora sul dove (mi riprometto però di tornare sul punto pubblicando nelle prossime settimane schede sui paesi che ritengo più interessanti per gli expats), credo importante sottolineare che prima di partire bisogna chiedersi cosa si vuole andare a fare all'estero e soprattutto che obiettivo si intende perseguire.
Il Fatto Quotidiano pubblica ogni tanto dei servizi un po' buffi invero, sui cd "cervelli all'estero" da cui si evince che una grande parte di chi emigra lo fa per andare a fare lavori di basso profilo e comunque si tratta di persone che o stanno fuggendo da qualcosa o stanno buttandosi fuori per fare nuove esperienze. Sono pochi i casi di chi fa lavori davvero interessanti all'estero o crea attività.
Prima di partire serve darsi un orizzonte temporale, capire se si cerca un lavoro dipendente o si vuole aprire una attività e informarsi su tutti gli aspetti burocratici.
Infine in ogni caso salvo che non si abbia un contratto in tasca già prima di partire (evento piuttosto raro) bisogna mettere in conto alcuni mesi 3-6 di inattività. Per cui bisogna avere un piccolo gruzzolo da parte.
Fatta questa premessa a breve inizierò come detto a pubblicare schede sui singoli paesi con alcune indicazioni di massa. Buon weekend a tutti.
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